Lettera del Presidente
Collebeato, Pesche, Festa delle Pesche: tre realtà che identificano un paese. Quanti ricordi, quanta “storia” legata a questo frutto. Chiudo gli occhi e mi rivedo piccolo, con i calzoni corti, correre tra i filari di pesche che mio padre Paolo coltivava nella vicina Stocchetta. Lo vedo piantare con meticolosa precisione delle piccole piantine; in seguito, armato di un “bisturi” speciale, le incideva, innestava loro una gemma e le fasciava premurosamente. Per incanto, dopo poco tempo, sbocciavano dei fiori che diventavano poi colorate e gustosissime pesche. Ricordo alcuni dei loro nomi, a volte pronunciati nell’inglese “brescianizzato” dei contadini di quei tempi. C’erano le straniere Mayflower, Asden, Red Haven e l’ Elberta, oltre ai locali Tebaldo, Zalt de l’Ospedal; i coloratissimi Morelone e Turco, il Belfiore, vanto dei contadini per la sua pezzatura da record, buono e “spiccagnolo” era il Ros de Fai che faceva concorrenza al Ros de Lai e al Ros del becher; chiudeva a quei tempi la stagione il famoso J.H.Hale, giallo con polpa soda, adatto per confetture da gustare in inverno. Gli anni sono passati, il bambino di allora, crescendo, ha scelto strade diverse, ma nel cuore ha portato sempre quegli indelebili ricordi. Adesso, da “grande,” ha l’onore di presiedere la locale Pro Loco. Orgoglioso di quel C850 che indica il suo paese natale, si è ritrovato come per incanto di nuovo tra le pesche. Non avranno più i nomi di quei tempi, ma sono sempre “I pèrséch de Cobiat”. Continua a leggere